Storia

La storia dell'organo

Siamo fieri di contribuire a questa storia

L’organo è uno strumento musicale con una storia antica. In questa pagina accenniamo alla storia dello strumento e all’attività organaria nei secoli.

Diamo alcuni cenni anche a riguardo dell’attività organaria sul territorio di Crema, città nella quale Giovanni Tamburini fondò la propria fabbrica d’organi nel 1893.

La tradizione della famiglia prosegue da ben 4 generazioni. Oggi il laboratorio della Fabbrica d’Organi Tamburini è a Pianengo, in provincia di Cremona. Da sempre mettiamo professionalità, competenza ed esperienza al servizio dell’arte e del cliente.

L'attività organaria a Crema

Giovanni Tamburini fondò la propria fabbrica d’organi nel 1893.

La più antica testimonianza scritta che riguarda la presenza di un organo nel territorio di Crema risale al 1465 e riguarda alcune informazioni concernenti la manutenzione dell’organo della cattedrale. Nel XIX sec. nascono le prime imprese organarie cremasche. Le botteghe organarie attive nel territorio cremasco erano gli Antegnati di Brescia (1400); i Serassi di Bergamo (1500); i Lingiardi di Pavia (fino al 1800). Gli organari presenti nel territorio cremasco nel 1800 erano: Franceschini, Nicolini, Cadei, Inzoli e Tamburini.

Gli ultimi due si contraddistinsero per le loro doti imprenditoriali e artistiche. Diedero vita a imprese artigiane che in poco tempo divennero famose in tutto il mondo, e ancora oggi sono attive. Tra i dipendenti della Inzoli vi era Giovanni Tamburini, che presto si distinse per le sue qualità. Da questo momento inizia la storia della Fabbrica d’Organi Tamburini, ufficialmente fondata a Crema nel 1893.

Una storia che inizia circa 130 anni fa

Quattro generazioni di costruttori d’organi

Giovanni Tamburini

Giovanni Tamburini (1857-1942) ha fondato la fabbrica d’organi omonima. Nato a Bagnacavallo (provincia di Ravenna) da origini umili, iniziò il proprio apprendistato nel corso dell’adolescenza come costruttore e riparatore di fisarmoniche. Si avvicinerà al campo organario nel 1884 con la sua assunzione presso la ditta di Trice-Anelli (situata a Codogno). Dopo questa esperienza, fu assunto nel 1887 dalla fabbrica del Cavalier Pacifico Inzoli di Crema, con l’incarico di trovare le soluzioni a problemi di ordine meccanico della produzione organaria. A Milano trascorse un periodo di formazione presso la Società Elettrica Industriale e si occupo d’ideare l’importante trasformazione dell’organo da meccanico a elettrico, specializzandosi sempre maggiormente. Fondò a Crema, nel 1893, la propria fabbrica d’organi.

Dal momento della nascita della Fabbrica d’Organi Tamburini si dedicò alla costruzione di organi grandiosi, installati a Milano, a Roma, nelle più importanti cattedrali italiane e fuori dai confini nazionali. Tra i suoi collaudatori vanno ricordati i più insigni maestri: Perosi, Bossi, Baronchelli, Tebaldini, Ravanello, Pagella, Terrabugio, Coronaro, Mattey, Vignanelli, Manera, Germani, e altri. Come si evince dalla cronaca dei tempi, in occasione di ogni collaudo o concerto il giudizio comune fu sempre di ammirazione e di lode. Giovanni Tamburini morì il 23 novembre 1942. L’’eredità della fabbrica d’organi passò alla figlia Cecilia e a suo marito Umberto Anselmi.

Cecilia Tamburini

Cecilia Tamburini fu una figura importante nella vita del padre, il fondatore della Fabbrica d’Organi Tamburini. Fu una figura importante tanto nell’ambito familiare quanto nella conduzione dell’azienda.

Cecilia, anche grazie al suo carattere forte e al tempo stesso permissivo, aveva la capacità di conciliare i sogni di gloria del padre con le necessità della vita quotidiana. Ad appena vent’anni sposò Umberto Anselmi.

Umberto Anselmi

Umberto Anselmi lavorava alle dipendenze del futuro suocero come disegnatore. A seguito della morte di Giovanni Tamburini assunse il ruolo di direttore dell’azienda, superando anche il periodo critico della guerra.

Umberto ebbe un ruolo molto importanza nella storia della ditta: uomo pacato e intelligente, amante dell’arte e della natura, era un esperto conoscitore del legno, materiale base nella costruzione di un organo. Sceglieva in prima persona tavola dopo tavola presso le segherie di abete del Cadore. 

Lavoratore modello, ha passato in eredità ai figli il senso del dovere e dell’onestà, oltre che l’amore per l’arte organaria.

Franco Anselmi Tamburini

Franco Anselmi Tamburini, figlio di Umberto e Cecilia, proseguì sulla strada delineata dai genitori diventando una figura di spicco nella famiglia e nella storia dell’azienda. Era di carattere schivo nelle occasioni pubbliche, ilare ed espansivo in privato. Fin da giovane si è dedicato con grande entusiasmo a varie attività, dallo sport allo studio della musica. Studiò diversi strumenti, il pianoforte, il mandolino, il volino, il clavicembalo, per poi dedicarsi esclusivamente all’organo.

Dotato di quello che viene chiamato “orecchio assoluto”, riusciva a cogliere ogni più minuta sfumatura dei suoni nella estesa gamma di “registri” presenti negli strumenti usciti dalla Fabbrica d’Organi Tamburini negli anni in cui ne fu il responsabile. Sotto la sua conduzione, l’azienda ha realizzato strumenti di grande prestigio, con i quali instaurava una legame quasi affettivo. Fu un “artista del suono”, le cui doti sono state raccolte dal figlio Saverio, che oggi porta avanti la tradizione di famiglia.

Saverio Anselmi Tamburini

Saverio Anselmi Tamburini rappresenta la IV generazione di costruttori d’organi che discendono dal Comm. Tamburini. I suoi predecessori gli hanno portato in eredità una grande passione per il proprio lavoro, oltre alla tradizione e all’esperienza della famiglia nell’arte organaria. Ha iniziato ad apprendere il mestiere di organaro molto preso. Da ragazzino, nei periodi estivi, si occupava di piccoli lavori nella fabbrica di famiglia, per cimentarsi con le prime accordature a 18 anni.

Conclusi gli studi, ha iniziato a lavorare nella fabbrica paterna, lavorando a restauri di organi a canne (ha passato molto del suo tempo con il compianto Dott. Oscar Mischiati per il riordino e la catalogazione delle canne storiche), alla messa a punto e all’accordatura degli organi nuovi. 

Ricorda con piacere le tante trasferte in compagnia delle maestranze della fabbrica, le quali gli hanno insegnato tanto, sia a proposito dell’intonazione e dell’accordatura, sia a proposito della progettazione di nuovi strumenti, oltre che sul restauro dei pregevole strumenti antichi.

I Secolo a.C.

Nel I secolo a.C. l’organo era presente e diffuso nel mondo ellenico, tanto che a Delfi veniva utilizzato in celebrazioni musico-religiose di grande risonanza.

La prima testimonianza romana dell’organo la dobbiamo a Cicerone, lo racconta come uno strumento di cui viene a conoscenza nel corso di un viaggio in Grecia e Asia Minore.

I Secolo d.C.

Nel 67 d.C. l’imperatore romano Nerone fece in prima persona una pubblica dimostrazione del funzionamento di un organo.

Da quel che sappiamo dalle descrizioni di questo strumento, era già ben sviluppato e aveva un discreto numero di registri.

III Secolo d.C.

L’ingegnere greco Ctesibio Alessandrino inventa l’Organo Idraulico o Hydraulis. L’organo a canne di Ctesibio è stato descritto da Erone e da Vitruvio.

L’Hydraulis proseguì ad essere costruito e suonato, senza sostanziali innovazioni, in epoca imperiale e bizantina.

VIII Secolo a.C.

Nel VIII Secolo d.C. l’imperatore di Bisanzio, Costantino V, donò un organo a Pipino il Breve, che lo collocò in Francia, presso la chiesa di San Cornelio a Compiègne.

Da questo evento in poi l’organo, da strumento usato nelle festività civili, diventerà strumento musicale di grande importanza della religione cristiana, diffondendosi nei luoghi di culto e nella liturgia.

Medioevo

Con il Medioevo l’organo vede una grande evoluzione. In pochi secoli si va oltre l’elementare prototipo dell’VIII sec., nel quale la tastiera era formata da leve tirate dal suonatore e le canne organizzate in “blocchi” sonori senza registri distinti.

I monasteri diventano i centri di maggiore studio dell’organo e di perfezionamento tecnico dello strumento (erano luoghi dove si studiava musica, matematica, fisica, filosofia).

X – XI sec. d.C.

Con il X sec. l’organo si diffonde nell’occidente cristiano. La tastiera dello strumento assume una forma molto simile a quella che ha oggi, e in più viene introdotta la pedaliera. Nell’XI sec. aumenta l’estensione dello strumento (fino a quattro ottave) e si introducono i primi registri.

Nelle cattedrali vengono utilizzati organi con grandi canne ed imponenti mantici, per il cui funzionamento sono necessarie decine di persone.

1300 - 1400

I modelli di organo tardo trecenteschi e quattrocenteschi sono dotati di pedaliera, con una tastiera simile a quella usata oggi e con registri distinti.

Al di là del mondo religioso, nell’ambito profano si utilizzava l’organo portativo, di ridotte dimensioni. Il suonatore usata la mano destra per suonare e la sinistra per azionare il mantice.

1800

Con l’800 si diffonde la musica sinfonica e operistica. La musica orchestrale, i concerti, le audizioni pubbliche divengono una cosa diffusa, e l’organo, prima religioso e liturgico, diventa laico, melodico, descrittivo.

Ecco che le foniche e le timbriche utilizzate sino ad allora non furono più sufficienti. L’organo tendeva a diventare orchestrale, tendeva a rappresentare tutti gli strumenti dell’orchestra.

1900

Nei primi del ‘900 l’organo diviene elettrico: è un’innovazione importante nella storia dello strumento. Prima l’elettricità fu utile solo ai motori che muovevano i mantici, poi si realizzò un sistema di trasmissione che sostituì quello pneumatico.

Ulteriore innovazione è data dall’organo sinfonico-eclettico: uno strumento molto versatile, un organo a trasmissione elettrica, con molti registri e combinazioni automatiche.

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